CONSAPEVOLEZZA E LA VIA DELLA MEDITAZIONE

consapevolezza

CONSAPEVOLEZZA NELLA SOCIETA’ OCCIDENTALE

 

Al giorno d’oggi, nella nostra società moderna e occidentale, sentiamo sempre più spesso parlare di stress, ormai causa abbastanza affermata di molte problematiche di salute.

 

Sempre di corsa, come palline di un flipper, schizziamo veloci da una parte all’altra: siamo pieni di impegni, indaffarati a portare avanti la nostra carriera, a conciliarla con la famiglia, la vita sociale e lo sport.

 

Ma, in tutto questo gran correre, dove troviamo spazio per il nostro miglioramento continuo?

 

La crescita personale diventa difficile se non ritagliamo un po’ di tempo per dedicarci a noi stessi.

In questa vita frenetica prenderci cura di noi sembra quasi impossibile e le conseguenze a volte sono a caro prezzo.

 

Una soluzione?

 

Da recenti studi, sempre più numerosi, sembra proprio che la risposta alla nostra domanda sia la “consapevolezza”.

 

Ma cosa s’intende per questa parola? E come ci può essere utile?

Vediamolo insieme.

 

 

Cos’è la consapevolezza

 

“Il vero viaggio di esplorazione

non consiste nell’andare in cerca di nuovi panorami,

ma nel guardare il mondo con occhi nuovi.”

Marcel Proust

 

Jon Kabat-Zinn, fondatore della Clinica per la riduzione dello stress presso l’università del Massachusetts, scrive nel suo libro “Dovunque tu vada ci sei già”:

 

Consapevolezza si riferisce al prendere coscienza e vivere in armonia con sé stessi e il mondo intero. Comporta l’auto-indagine, la messa in discussione della nostra visione del mondo, della posizione che occupiamo e l’apprezzamento della pienezza di ciascun momento della nostra esistenza. Soprattutto, riguarda il mantenimento del contatto con la realtà”.

 

consapevolezza di sé

 

Le sette caratteristiche della consapevolezza

 

Parliamo, quindi, di consapevolezza quando impariamo a prestare deliberatamente attenzione alle cose come sono in realtà, nel momento presente e senza giudicarle. Vediamo il mondo così com’è, non come vorremmo che sia o come temiamo che possa essere.

 

Sembra un concetto vago e complicato, ma vediamo in pratica di cosa si parla.

 

Secondo Mark Williams e Danny Penman, studiosi della terapia cognitiva basata sulla meditazione, la consapevolezza ha sette caratteristiche che la contraddistinguono dalla vita che siamo abituati a condurre:

 

 

 

1) Pilota automatico vs scelta conscia:

 

Quante volte vi capita di chiudere la macchina o fare qualsiasi altro gesto e poi di non ricordare di averlo fatto?

 

La nostra mente, grazie a quelle che sono le abitudini, è in grado di inserire nella nostra vita degli “automatismi”.

 

Questi sono davvero utili perché, altrimenti, saremmo costretti a imparare ogni giorno tanti semplici gesti come ad esempio allacciarsi le scarpe. Ma attenzione: quando viviamo troppo per automatismi rischiamo di inserire “il pilota automatico” nella nostra vita.

 

Leggi anche: Convinzioni: cosa plasma la tua realtà

 

Con la consapevolezza torniamo a capire che ogni gesto o scelta sono intenzionali, che possiamo quindi allineare le intenzioni con le azioni, invece di vivere con l’“automatico”.

 

2) Analizzare vs percepire:

 

La nostra mente pensa, analizza, pianifica, confronta in continuazione.

Attenzione, però, a non passare troppo tempo “nella testa”, quando in realtà esistono anche altri sensi come il vedere, udire, assaporare e toccare, grazie ai quali, se ci concentriamo su di essi, veniamo riportati al momento presente.

 

3) Lottare vs accettare:

 

Dato che, come scritto sopra, una delle attività incessanti della mente è il confronto, molto spesso tendiamo a farci un’idea del mondo e a confrontare costantemente quell’idea con la realtà. Paragonare la realtà alle aspettative è la chiave per generare la nostra infelicità.

 

Con la consapevolezza, fermiamo il giudizio e guardiamo le cose così come sono.

 

Ma, allora, dovremmo rassegnarci a ciò che succede nella nostra vita?

 

Assolutamente no: consapevolezza non significa rassegnarsi al proprio destino, significa, invece, che il momento presente va semplicemente osservato. Non lasciamo che i nostri “rimuginii” sull’esperienza che stiamo vivendo ci influenzino troppo.

 

Quante volte dopo un litigio siete stati a pensare più e più volte a come sarebbe andata la conversazione se avreste saputo dire la frase giusta al momento giusto?

 

Ecco si tratta proprio di questo.

Ormai quel litigio è passato: perché continuare a dedicarci altro tempo?

 

4) Considerare i pensieri come reali vs considerare i pensieri come eventi mentali:

 

Numerosi studi hanno dimostrato che le nostre emozioni influenzano i nostri pensieri, e viceversa.

Quando siamo sotto stress possiamo tendere a pensare in negativo, ad esempio di non essere adatti o capaci a fare una determinata cosa.

Quando questo tipo di pensiero si “cristallizza” nella nostra mente, al punto tale da ritenerci effettivamente degli incapaci, allora lo abbiamo reso reale.

Con la consapevolezza prendiamo atto che quello è solo un pensiero e non ciò che siamo davvero.

 

5) Evitamento vs avvicinamento:

 

Chi vuole essere triste, preoccupato o arrabbiato invece che felice?

 

Quando proviamo determinate emozioni vorremmo solo scacciarle ma, concentrando le nostre energie nel volerle cacciare via, le incentiviamo.

Quando percepiamo la rabbia e la tristezza non giudichiamole, osserviamole e concediamoci di provare anche sentimenti “negativi”.

 

6) Viaggiare nel tempo mentale vs vivere il momento presente:

 

È bello ricordare o avere dei progetti per il futuro, ma quando il nostro pensiero per essi diventa così ossessivo da non farci dormire la notte, ricordiamoci che ciò che esiste davvero è solo il momento presente: non cambieremo il passato e non aiuteremo il nostro futuro se spendiamo tutte le nostre energie nei pensieri ossessivi.

 

7) Attività che svuotano energie vs attività che nutrono:

 

Se ci concentriamo solo sulla carriera e sulle attività per il miglioramento professionale, prima o poi ci ritroveremo sfiniti.

È molto importante dare spazio anche ad attività fini a stesse, come ad esempio la pittura o seguire qualsiasi altra nostra passione, vere attività che nutrono la mente.

 

A cosa ci può essere utile la consapevolezza?

 

Lo sviluppo della consapevolezza ci porta a sviluppare alcune caratteristiche utili per la nostra vita:

 

  • La pazienza: imparare a trovare un momento per restare fermi ne richiede abbastanza;
  • Il “lasciar correre”, cioè non aggrapparsi a niente, né a un’idea, né a un oggetto, un avvenimento, un desiderio in particolare.
  • Astenersi dal giudicare: osserviamo i nostri pensieri senza criticarli;
  • La fiducia in noi stessi: confidiamo nelle nostre capacità di ascolto e osservazione;
  • Riconoscere la nostra vulnerabilità: solo riconoscendo le nostre debolezze come le emozioni di tristezza, paura, rabbia ecc. saremo davvero forti;
  • Concentrazione: essere fermi ad ascoltarci senza lasciarci distrarre dal mondo esterno richiedere una grande capacità di concentrazione.

 

Consapevolezza in pratica

 

“Tu non sei i tuoi pensieri”

 

La consapevolezza, quindi, ci torna utile per cambiare la nostra vita, per viverla senza rimuginare sui ricordi del passato ed essere angosciati dagli accadimenti del futuro.

Vivere nel momento presente senza presunzione: ecco che cos’è il qui e ora.

 

Come effettivamente metterlo in pratica?

 

Con la meditazione della consapevolezza.

 

Meditare significa fermarsi e respirare, portare l’attenzione su cosa c’è dentro di noi, senza nessun giudizio e pretesa. Prendersi un solo momento per essere fermi e consapevoli di ciò che sta accadendo dentro di noi.

Questo ci aiuta a capire che la vita si vive a momenti presenti e che potremmo liberarci di tanto di quello stress che ci portiamo dietro per le incombenze quotidiane.

 

“Non accadrà nient’altro, è tutto qui”

 

Jon Kabat-Zinn descrive la meditazione come “l’unica attività umana intenzionale e sistematica, essenzialmente non finalizzata a migliorarvi o a ottenere un qualsiasi risultato, ma semplicemente a rendervi consapevoli della situazione esistente”.

 

Magari voi penserete che la consapevolezza si acquista con la saggezza dell’età, e quando sentite la parola meditazione pensate all’oriente e al vecchio monaco buddista in Tibet, ma in realtà meditare è alla portata di chiunque, basta provarci.

 

Praticare la meditazione

 

consapevolezza e meditazione

 

Per dimostrarlo ecco qui di seguito alcune tecniche base per chi si approccia per la prima volta alla meditazione, ma utili anche a chi già la pratica.

 

  • a) Posizione:

Seduti, sdraiati, in piedi o camminando.

Per la meditazione non esiste una vera e propria posizione.

Meditare seduti può essere più facile all’inizio, perché la nostra mente registra l’atto intenzionale di fermarsi e mettersi a sedere.

 

  • b) Tempo:

Non conta quanto tempo stare in meditazione, anche cinque minuti avranno il loro effetto.

 

  • c) Come si fa?

Per prima cosa bisogna concentrarsi sul proprio respiro.

Ispirare ed espirare.

Quando ci accorgeremo che la nostra mente starà pensando ad altro, torneremo semplicemente a concentrarci sul respiro, senza criticarci perché ci siamo distratti.

 

A volte può essere utile visualizzare l’immagine di una montagna, in modo tale da immedesimarsi nella sua immobilità. La montagna rimane sempre lì, immobile nonostante tutto quello c’è intorno.

Oppure possiamo visualizzare un lago: nonostante la pioggia, l’acqua prima o poi torna sempre ad essere quieta.

 

Tutto questo a parole sembra difficile, ma l’unica cosa che rimane da fare è provare!

 

Per chi vuole intraprendere un percorso di consapevolezza semplice e guidato, consiglio il libro degli autori citati in precedenza, Mark Williams e Danny Penman, che in “Metodo Mindfulness – 56 giorni alla felicità” hanno sviluppato un programma di otto settimane per approcciarsi alla meditazione e per sviluppare, ogni settimana, una delle sette caratteristiche della consapevolezza elencate sopra.

 

Se la tua meta è il miglioramento continuo, non resta che incamminarti con la “consapevolezza”.

 

 

Per approfondimenti sugli studi citati e sulle tecniche di meditazione:

 

Chiara Coratella

Chiara Coratella

Grazie al volontariato in un’associazione internazionale e all’inizio della pratica dello yoga mi sono avvicinata alle tematiche di crescita personale, self-help e mindfulness, rivoluzionando la mia vita. Con i miei articoli condivido la passione per il miglioramento continuo.

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