Succede sempre qualcosa di meraviglioso.
Questo è il bellissimo insegnamento che Gianluca Gotto ci regala nel suo nuovo romanzo dall’omonimo titolo.
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Succede sempre qualcosa di meraviglioso
Se siamo consapevoli di quello che succede intorno a noi possiamo cogliere la meraviglia ovunque.
In ogni momento della nostra giornata possiamo essere felici.
Il libro si rivolge a ognuno di noi perché la consapevolezza di questo insegnamento non è legata al fattore età. Come ci dimostra lo stesso autore: saggezza non è sinonimo di vecchiaia. Infatti, prima di addentrarci nella trama, scopriamo insieme chi è Gianluca Gotto.
L’autore: Gianluca Gotto
Gianluca Gotto nasce a Torino nel 1990. Come scrive nella sua biografia auto-pubblicata, “Le coordinate della felicità” (oggi edita da Mondadori), dopo aver lasciato l’università si è trasferito prima in Australia e poi in Canada. Oggi è un nomade digitale e cura il suo blog, “Mangia Vivi Viaggia”, dove parla di crescita personale, viaggi e le sue esperienze di vita.
La storia
Il protagonista di “Succede sempre qualcosa di meraviglioso” è Davide, un ragazzo di venticinque anni con un brillante avvenire. Il suo futuro è già programmato: riceverà un contratto a tempo indeterminato e andrà a vivere con la sua ragazza.
Il giorno del suo compleanno il suo unico desiderio è che tutto rimanga esattamente così com’è perché ritiene che la sua vita sia perfetta.
Ma, prima la perdita del lavoro, poi la rottura con la sua ragazza, infine la morte dell’amato nonno Vincenzo, rovineranno i suoi piani perfetti.
La vita è ingiusta e che senso ha continuare così?
È proprio questo quello che si chiede Davide.
E rimuginare su questo pensiero lo porterà ad una profonda infelicità, fino alla depressione.
La svolta arriverà al momento della lettura del testamento dell’affezionato nonno: la sua ultima richiesta è che Davide porti a un suo vecchio amico, che vive in Vietnam, una lettera e le sue ceneri.
Sarà proprio questo amico, Guglielmo Traini detto Guilli, che condurrà Daniele in un emozionante viaggio in motocicletta attraverso le bellezze del Vietnam, esaudendo l’ultimo desiderio del suo amico Vincenzo: aiutare Daniele a guarire dalla profonda infelicità che lo attanaglia.
Il viaggio
“Questo viaggio è una follia, e una persona puramente razionale non l’avrebbe mai fatto.
Che tu voglia ammetterlo oppure no, se sei qui è perché hai deciso di assecondare il richiamo verso qualcosa di più grande.
Forse, ora, bisogna solo avere il coraggio di proseguire su questa strada”.
Durante il viaggio Guilli insegnerà a Davide quelle che vengono chiamate “le non-regole di Taro”: un vero e proprio percorso di consapevolezza e crescita personale.
Davide imparerà che cos’è la gentilezza, l’umiltà, cosa significa fermarsi a guardare il tramonto, a riconoscere le proprie emozioni attraverso la meditazione.
Ma, a mio parere, la lezione centrale, che collega tutte le altre, è accettare l’imprevedibilità della vita e che la felicità non dipende da fattori esterni.
Dobbiamo mettere da parte il nostro Ego, fonte di infelicità: ci fa credere che la vita sia molto più complessa di quello che sia in realtà.
Ma come non farci ostacolare dall’Ego?
Guilli ha la risposta pronta: dobbiamo vivere nel qui e ora.
E vivere nel qui ed ora significa “amare il processo”.
Ma cosa significa esattamente questa frase?
“Amare il processo” è: “smettere di vivere in attesa delle cinque del pomeriggio per poter uscire dall’ufficio.
Smettere di vivere in attesa del weekend per non dover lavorare.
Smettere di vivere in attesa delle ferie di agosto e della pensione.
Smettere di attendere e iniziare ad amare ciò che si fa ogni singolo giorno. Il futuro non esiste. Esiste solo questo momento e noi possiamo sempre scegliere se amarlo o detestarlo”.
Un finale universale
“Puoi rilassarti, puoi respirare, puoi sorridere, puoi essere felice.
Perché ogni processo richiede i suoi tempi.
E capirai anche che non devi aspettare che ti succeda qualcosa di bello.
Qualcosa di bello sta già accadendo ora: sei vivo.”
Quante volte ci è capitato di sentirci smarriti, di chiederci cosa stiamo facendo della nostra vita?
Se non possiamo fare nulla che ci faccia evadere dalla routine di una vita monotona?
Davide incarna un modello tipico della cultura occidentale: sempre alla ricerca della perfezione, cercando di tenere tutto sotto controllo.
Ma dov’è la felicità?
I cambiamenti avvengono ed è impossibile tenere sotto controllo quello che non si può controllare.
Soprattutto durante questo periodo di pandemia può essere difficile accettare i cambiamenti e ricordare dov’è la nostra felicità.
Oggi più che mai la gente è costretta a stare in casa e a passare sempre più tempo con sé stessa. Quello che prima offriva una distrazione alla nostra mente non è possibile farlo.
E a volte rischiamo di perderci nei nostri pensieri e rimuginare a tutto quello che ci è venuto a mancare o che non abbiamo in quel momento.
Qual è l’insegnamento che possiamo trarre dalla storia di Davide e poterla applicare nella nostra vita?
Che in qualsiasi momento possiamo riscoprire la felicità e la chiave per farlo è l’amore: amare il momento presente, ogni cosa che stiamo facendo.
La destinazione finale del percorso di consapevolezza non è conquistare un certo tipo di vita ma un vero e proprio stato d’animo, come dice Guilli: “la sensazione di essere a casa, sempre”.