Zen.
Quante volte hai sentito questa parola dal fascino orientale nella letteratura, nel cinema o magari legata a qualche aspetto della tua vita?
Ti sei mai chiesto da dove deriva la potenza evocativa del termine e da dove ha inizio la sua storia?
In questo articolo lo vedremo insieme facendo una grande panoramica su questa disciplina e sull’universo che la circonda.
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Che cos’è lo Zen e perché è difficile spiegarlo
Un filosofo si recò un giorno da un maestro Zen e gli disse:
“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi e i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. E incominciò a versare il tè da una teiera.
Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza è piena?”.
“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualcos’altro.
Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”.
La parola giapponese zen deriva dal cinese Chàn (diminutivo di chànna) che a sua volta arriva dal sanscrito dhyana (meditazione) e con essa si intende un tipo di scuola del buddismo Mahayana che tramite la meditazione mira a raggiungere l’illuminazione (satori), la visione della propria vera natura e la liberazione della mente.
Detto in questo modo sembra facile ma la descrizione non a rende merito alla bellezza e alla difficoltà semplice dello Zen.
Andando oltre la definizione si troverà un mondo dentro un mondo influenzato dal tessuto socio culturale dove lo Zen ha attecchito e dalla persona stessa.
Paradossalmente è più facile spiegare cosa lo Zen non è, o perlomeno è in parte.
Lo zen non è propriamente una religione, non è una corrente filosofica, non è rigido nella forma tuttavia può divenire rigido nell’applicazione.
Lo zen non richiede razionalità, anzi spesso applica dei grandi paradossi utilizzando i Kōan per interrompere il pensiero lineare e favorire il risveglio.
Ma lo Zen è anche uno stile di vita e una forma mentis.
Un’altra difficoltà nel comprendere lo Zen nasce anche dall’approccio mentale occidentale che per alcuni pensieri si allinea con quello orientale e per altri differisce in maniera anche importante.
Non è difficile quindi che alcune frasi e concetti possano non essere compresi a pieno.
Bisogna avvicinarsi come per tutte le altre culture lontane dalla nostra in punta di piedi, con rispetto e sopratutto con apertura mentale facendo pulizia dei preconcetti sviluppati nell’arco della nostra vita ed essendo aperti a mettersi in discussione.
Con un approccio del genere e con costanza sicuramente otterremo dei risultati che ci porteranno ad essere delle persone diverse, né migliori, né peggiori, ma sicuramente più complete e ricettive interiormente e col mondo che ci circonda.
Cosa sono i Kōan
“Battendo le mani l’una contro l’altra si produce un suono. Qual è il suono di una sola mano?”
Per Kōan (forma giapponese) si intende un tipo di comunicazione spesso tra maestro e allievo, utilizzata più o meno con costanza a seconda del tipo di scuola zen, sviluppata sotto forma di domande, racconti o dialoghi.
L’intento è quello di produrre un dubbio o un paradosso con il fine ultimo di sviluppare una risposta da parte dell’interlocutore scardinando alcuni schemi di pensiero che aiuteranno l’allievo nel suo percorso attraverso il risveglio e la consapevolezza.
La linea di pensiero quindi non dovrà necessariamente essere logica che potrebbe, anzi, rallentare la ricerca della risposta ma dovrà essere intuitiva e spirituale.
“Molto tempo fa un uomo teneva un’oca dentro una bottiglia.
L’oca crebbe e crebbe finché non poté più uscire dalla bottiglia.
L’uomo non voleva rompere la bottiglia e neanche far male all’oca.
Tu come te la caveresti?”
La risposta più conosciuta a questo koan è: “L’oca è fuori”.
Razionalmente e seguendo la logica questa risposta potrà sembrare senza senso ma utilizzando la logica e la razionalità ci si allontana dalla ricerca Zen.
Un’interpretazione potrebbe essere che l’oca è già fuori, che la bottiglia non sia da intendere come una bottiglia fisica ma più come una costrizione mentale dalla quale l’oca si è liberata illuminandosi.
Che la gabbia non era dell’oca ma della nostra mente ferma ad arrovellarsi per una situazione che seguendo la logica non avremmo mai trovato.
Nascita e diffusione del Buddismo
Per capire lo zen è utile sapere da dove è nato tutto.
Il Buddismo è una religione politeista originaria dell’India (VI-V secolo a.C.) che segue gli insegnamenti del Buddha (nato Siddhārtha Gautama).
Il principe Siddharta all’età di 29 anni decise di lasciare la famiglia e la vita adagia condotta fino ad allora per conoscere la realtà al di fuori della corte.
Rendendosi conto una volta nel “mondo reale” della sofferenza che la vita può disegnare e poi grazie all’incontro con un’asceta errante decise di lasciare tutto per diventare anch’egli un’asceta.
Dopo diversi anni dalla sua partenza passati tra incontri e confronti con uomini mistici che lo introdussero alla meditazione, Siddhartha mentre era intento a meditare sotto un albero di fico arrivò all’illuminazione raggiungendo il Nirvana.
Questa consapevolezza gli permise di formulare le quattro nobili verità:
- Verità del dolore
È la verità della nostra esistenza, il dolore della malattia, della vecchiaia, della povertà e della morte. Bisogna essere consci del proprio stato di sofferenza per potersene liberare. - Verità dell’origine del dolore
Bisogna indagare sull’origine del dolore probabilmente dovuto ai veleni che attanagliano la nostra mente e ai nostri comportamenti negativi come: possessione, invidia, orgoglio.
Usando la formula della causa effetto ogni individuo si trova al centro di un ciclo di morte e rinascita (Samsara) dove sperimenta le sofferenze dovute alla sua precedente vita. - Verità della cessazione del dolore
Avendo trovato la causa della sofferenza una volta eliminata ci si libererà da essa.
L’obiettivo è liberarsi da tutte le cause di sofferenza. - Verità della via che porta alla cessazione del dolore
Per liberarsi dal dolore il Buddha spiega che bisogna abbandonare le azioni negative del corpo e della mente evitando gli estremi della felicità tramite i piaceri e quelli della mortificazione dell’asceta.
Grazie alla via della seta dall’India il buddismo si è diffuso nei paesi asiatici partendo dalla Cina (I secolo d.C.), Vietnam (II secolo d.C.), Corea (IV secolo d.C.), sud est asiatico (V secolo d.C.) e arrivando in Giappone nel VI secolo d.C. grazie agli scambi culturali con la Cina tramite i monaci buddisti cinesi.
In Giappone conviverà e in alcuni casi si integrerà con la religione animista presente sul territorio dal 3000 a.C.: lo Scintoismo.
In seguito si è diffuso anche in occidente (XIX secolo d.C.) e ad oggi raccoglie oltre 500 milioni di seguaci che ne fa la quarta religione al mondo dopo il Cristianesimo, l’Islam e l’Induismo.
Le scuole Zen
Lo zen secondo tradizione nacque in India quando il Buddha sollevò un fiore provocando un sorriso di comprensione da parte di Mahākāśyapa, suo discepolo, che comprese gli insegnamenti del dharma diventando il secondo patriarca dello zen.
Bisogna aspettare il ventottesimo patriarca delle Zen perché questi arrivi in Cina e da lì poi in tutta l’Asia.
Ad oggi considerando le scuole giapponesi zen contemporanee troviamo:
- RINZAI
Enfatizza lo studio del koan e il kensho (intuizione di risveglio, il primo passo verso la consapevolezza) oltre ad una meditazione costante in varie forme e situazioni della vita quotidiana.
Figura di spicco fu il monaco Eisai. - SOTO
Fondata dal monaco buddista Dogen la scuola Soto si basa sulla meditazione, la pratica e l’intuizione per raggiungere l’illuminazione. - OBAKU
Nata dal monaco Ingen Ryūki ha molti punti in comune con la scuola Rinzai. - SANBO KYODAN e SOCIETÁ FAS
Sono due scuole influenti in occidente.
La dottrina Zen
La dottrina Zen è da cercarsi nella concezione stessa dello Zen:
- vivi il presente, il qui e ora
- sii grato della vita
- liberati dalle illusioni e dalle distrazioni materiali
- raggiungi la consapevolezza
- raggiungi l’illuminazione con l’Io originale
- anche se è pervaso da un’aura quasi mistica lo Zen è estremamente pratico
- lo zen non deve necessariamente essere definito o catalogato, semplicemente esiste
- la meditazione è fondamentale
- liberati dalla schiavitù delle parole, della logica e della razionalità
La pratica della meditazione Zen o Zazen
La pratica della meditazione zen o zazen risale alla pratica del Buddha e alla sua via verso l’illuminazione.
Quando arriva in Giappone, come spesso accade, questo popolo riesce a rielaborare dei concetti anche estremamente complessi portandoli al massimo splendore.
Lo zen trovò terreno fertile anche tra la casta dei samurai, ben sposandosi con il loro stile di concepire la vita.
Il modo per meditare differisce a seconda della scuola Zen: c’è chi medita seguendo solo la postura usata dal Buddha e chi medita anche camminando o comunque riuscendoci anche durante le attività quotidiane.
Il primo passo per la meditazione Zen è svuotare la mente, allontanare tutti i pensieri, spogliarsi di tutte le strutture mentali costruite negli anni che trattengono la persona nel binario terreno e lo riempiono di pensieri nocivi.
Si inizierà così un viaggio alla ricerca del proprio Io originale, puro, “sgrossato” dalle circostanze quotidiane che possono generare pensieri negativi e allontanare le manifestazioni del proprio malessere come stress e ansia (che la meditazione aiuta indirettamente a combattere).
Nella pratica quotidiana potrebbe aiutare focalizzare l’attenzione fissa su un oggetto o sulla luce di una candela oppure mettere come sottofondo una musica adeguata quale una musica zen.
Altro punto fondamentale per meditare è il controllo della respirazione e della postura.
I benefici della meditazione Zen o Zazen
Come accennato poco fa meditare oltre a tutti i vantaggi legati alla spiritualità la meditazione zen aiuta anche a controllare e diminuire lo stress e l’ansia svolgendo un effetto benefico sullo stato psicofisico.
Inoltre è una pratica che con le dovute attenzioni è alla portata di tutti e non richiede nessun tipo di attrezzatura o di luogo specifico.
Diversi studi hanno dimostrato inoltre come una meditazione costante aiuti a controllare lo stress, a rilassarsi, rilasci gli “ormoni buoni” e diminuisca la pressione sanguigna.
Le arti legate allo Zen
Lo zen nel corso dei secoli è stato ispirazione culturale e artistica arricchendo e donando significati più profondi ad alcune discipline giapponesi quali:
- poesia (haiku)
- la cerimonia del tè (chado)
- tiro con l’arco (kyudo)
- arte della spada (kendo)
- teatro (No)
- calligrafia (shodo)
- la composizione dei fiori (ikebana)
- arti marziali (judo, karate…)
Dopo questo breve excursus sullo Zen, che spero tu abbia trovato interessante, cosa farai?
Lascerai entrare un po’ di Zen nella tua vita?
O magari era già presente ma non lo sapevi ancora?